Il nostro viaggio per Sampierdarena inizia dalla sua zona più alta, quella dove si trovavano le cinte murarie e le fortificazioni della città di Genova. Ancora oggi, da Promontorio a Belvedere, è possibile, percorrendo sentieri e mulattiere, osservare alcuni forti che sovrastano la città e che ci fanno capire quanto fosse importante la posizione strategica di Sampierdarena per la difesa del centro urbano.
Il primo che incontriamo è il Forte di Promontorio, detto “Tenaglia”,
situato a 216 metri di quota. Per accedere al forte si abbandona via
Bartolomeo Bianco nel momento in cui questa passa tangente alle mura; dopo
aver percorso un tratto dissestato, si incontrano e si superano le mura
attraverso un passaggio che si conclude all’ingresso del forte, presso il
ponte levatoio. La costruzione di un primo castello, chiamato dagli abitanti del
luogo “Prementone”, si fa risalire al XV secolo e la sua demolizione al
1632, anno in cui furono terminate le cinte murarie. Questa primitiva struttura
difensiva comprendeva due torri ed un perimetro murario con quattro bastioni.
Sulle rovine di questo fortilizio, tra il 1642 e il 1651, fu edificato il
“Tenaglia” ad opera di Giovanni Spinola con la sovrintendenza dei lavori di
G.B. Poissievier. La costruzione domina tutta la Val Polcevera e la zona di
Coronata e confina, a levante, con il Cimitero della Castagna.
Nel 1800, il forte fu utilizzato dagli austriaci come deposito di artiglieria e, tra il 1805 e il 1814, con l’annessione di Genova alla Francia napoleonica, divenne “un elemento autonomo delle mura, munito di un corpo di guardia al centro della piattaforma”. Il Governo Sardo, vista l’importanza difensiva del forte, dispose un restauro nel 1815, ampliandolo con una caserma ed una nuova polveriera, dandogli quella che è l’attuale forma architettonica.
Il Forte “Tenaglia” fu molto importante durante i moti genovesi del 1849 e nell’ultimo conflitto mondiale, quando era sede di un’importante batteria antiaerea, fu colpito molte volte dai bombardamenti alleati che danneggiarono molti punti delle mura e della sua “tipica struttura a corno”.
Poco più in basso, ad un’altezza di 120 metri, si trova
il Forte di Belvedere, detto “Lunetta”,
al quale si accede dopo aver percorso Corso
Martinetti percorrendo Via Belvedere,
presso la zona dove attualmente si trova il Campo Sportivo “M. Morgavi”. Un
secondo accesso pedonale al forte è rappresentato dalla salita G. B. Millelire, raggiungibile, per chi proviene da Certosa, da via
Walter Fillak. Queste fortificazioni, terminate di costruire nel Maggio del
1748, si estendevano un tempo su un’ampia area, che partiva dall’edificio
fortificato per arrivare fino alla foce del Polcevera. L’edificazione della
fortificazione vera e propria risale, però, al 1815 ad opera del Corpo Reale
del Genio piemontese. La struttura era massiccia, articolata su tre piani. Il
forte fu realizzato a forma di “lunetta”, in altre parole con una vasta
pianta pentagonale innestata in maniera asimmetrica con la casa - fortezza.
Attualmente, restano soltanto le antiche murature di base, dal momento che il
forte subì alcune trasformazioni durante la seconda guerra mondiale e per la
costruzione del campo di calcio.
Il forte che, certamente, ha mantenuto la migliore
conservazione è il “Crocetta”,
posto poco lontano dal “Lunetta” in direzione di Certosa, ad un’altezza di
157 metri, sopra uno sperone che domina la Val Polcevera. Per raggiungere il
forte si percorrono Corso Martinetti,
Salita Belvedere e la Salita
al Forte Crocetta: si entra, poi, nella fortezza attraverso un ponte di
pietra sul quale poggia il ponte levatoio, in parte integro. Le prime notizie su
questo forte si hanno nel 1748, ma di certo si sa che fu ricostruito dalle
fondamenta nel 1827. Ancora oggi sono visibili le grandi opere in pietra e un
ampio fossato posto a difesa delle fortificazioni. Tre lati ospitavano i pezzi
di artiglieria coperta, mentre quello rivolto verso valle, protetto da un
terrapieno e da massicce mura, era armato da pezzi in superficie. La sua forma
cubica imponente lo fa assomigliare più ad un “bunker” dell’ultimo
conflitto che a un fortilizio del primo Ottocento. L’edificio, pur essendo
completamente abbandonato, è comunque in condizioni discrete, motivo per cui
un’opera di ristrutturazione sarebbe quanto mai urgente e necessaria.