La zona a mare (prima parte)

Il confine a levante di Sampierdarena è quello che un tempo era costituito fisicamente dalla collina di San Benigno, abbattuta nel 1929, per permettere una maggiore viabilità e, nello stesso tempo, una continuità geografica per quella che sarebbe diventata la “Grande Genova”. La delegazione comincia, quindi, al termine di Via Milano, dove la strada si biforca, creando due larghe strade: una a ridosso del mare, Via di Francia, e l’altra che sale, Via Cantore.

Via di Francia, fino a qualche anno fa, ospitava piccole officine meccaniche ed aziende di trasporto, mentre in questi ultimi anni ha acquisito un’importanza notevole quale centro nevralgico delle attività imprenditoriali pubbliche e private dell’intera città.

All’inizio di questa strada sorge il “Matitone”(nella foto a fianco), che, dopo essere stato per diversi anni sede d’importanti aziende nazionali, presto diventerà il distaccamento principale degli uffici comunali.

Poco più avanti si trova il “complesso di San Benigno”, dove spicca per la sua caratteristica architettura innovativa il “World Trade Center” (nella foto ad inizio pagina) che può essere considerato uno dei maggiori centri direzionali di tutta Italia.

Alle spalle di questo modernissimo polo si trovano Via Balleydier e l’ultimo tratto di Via De Marini, che facevano parte dell’antico e popoloso quartiere della Coscia. In questi ultimi tempi, le ruspe hanno lavorato alacremente per cancellare questo passato e dei vecchi palazzi ne resta in piedi uno soltanto che, presto, sarà abbattuto per permettere l’allargamento del centro di San Benigno.

Da Via Balleydier, proseguendo verso ponente, s’incontra Via Pietro Chiesa.

- Pietro Chiesa, fu il primo deputato socialista eletto in Liguria nel 1897. Nativo di Casale, si trasferì giovanissimo nell’allora industriosa Sampierdarena e, aderendo alla “Società Operaia Universale”,  divenne un convinto assertore delle rivendicazioni della classe operaia.

Questa via era considerata la strada dei “docks”, perché lì sorgevano numerosi magazzini dove erano stipate le merci scaricate sui moli del porto e, ancora oggi, Via Pietro Chiesa è sede dello storico “Circolo dei Carbonai”(nella foto d'inizio 900), che deve il suo nome non ai celebri cospiratori del Risorgimento, ma al fatto che i soci erano tutti scaricatori di carbone.

Via di Francia e Via Pietro Chiesa terminano sfociando in Piazza Barabino.

- Nicolò Barabino, nacque a Sampierdarena nel 1832. Giovanissimo fu costretto ad abbandonare la scuola per aiutare il padre nella sua attività di sarto. Dimostrò precocemente indubbie qualità nel campo della pittura e il padre decise d’iscriverlo, a dodici anni, all’Accademia Ligustica di Belle Arti. Le sue grandi capacità vennero da subito apprezzate e a venticinque anni dipinse il sipario del teatro “Gustavo Modena”, l’Apoteosi dell’Ariosto, una tela di 140 metri quadri popolata da più di cento personaggi a grandezza naturale. Dopo poco, si trasferì a Firenze, continuando a mantenere uno stretto legame con la sua città natale dove tornò ogni anno per le vacanze estive. Fu un pittore molto prolifico: tra le sue opere vanno ricordate l’affresco del soffitto del Teatro Carlo Felice di Genova e la stupenda tela della Madonna degli Ulivi, conservata nella chiesa di Santa Maria della Cella. Morì a Firenze il 19 Ottobre 1891.

Piazza Barabino era anticamente denominata Piazza Bovio (nella foto) ed era considerata uno dei “salotti buoni” di Sampierdarena. Lì si trovavano eleganti “caffè” e splendidi negozi prospicienti le spiagge che erano situate nell’attuale zona di Via Sampierdarena e Lungomare Canepa.

Da Piazza Barabino si prosegue per Via Buranello.

- Giacomo Buranello, Medaglia d’Oro alla Resistenza, nacque a Venezia nel 1921 e si trasferì giovanissimo a Sampierdarena in Via Leon Pancaldo. Dopo il Liceo s’iscrisse alla Facoltà d’Ingegneria, dove organizzò nuclei giovanili contro il fascismo. Venne arrestato nel 1942 e liberato nell’Agosto del ’43. Tornato a Genova costituì un Gruppo d’Azione Patriottica, compiendo numerose azioni in città. Nel 1944 durante uno sciopero venne individuato dai nazi-fascisti che cercarono di arrestarlo. Dopo un sanguinoso scontro, nel quale riuscì ad uccidere tre nemici, venne nuovamente arrestato e, dopo un sommario processo, torturato e poi fucilato.

Parallelamente a Via Buranello, verso, il mare, si trovano Via Sampierdarena (ex Via Colombo, detta la “Strada dei Bagni”) e Lungomare Canepa (dove esisteva solo la spiaggia).

A metà di Via Sampierdarena c’è il Palazzo del Municipio (nella foto), dove sorgeva anticamente il Castello, centro politico e sociale della Sampierdarena medievale. Poco distante si trova il “Baraccone del sale”, un vetusto magazzino da anni dimesso, attualmente occupato da un centro sociale.

Trasversalmente a Via Buranello e Via Sampierdarena sono situate alcune strade di grande rilevanza. Una di queste è Via Giovanetti dove è situata la chiesa di Santa Maria della Cella (nella foto in basso), il tempio cristiano più importante della delegazione. L'edificio si colloca tra la linea di costa e la via "delle ville": è facile intuire, dunque, le ragioni per cui tale chiesa si configurò, già a partire dal Medio Evo, come la principale del borgo sampierdarenese.

Le prime pietre furono posate all’inizio del XIII secolo sulla preesistente chiesa dell’anno Mille: la costruzione avvenne tra il 1206 e il 1213 per volontà di Jacopo del Borgo e Battistella Doria. La chiesa sorse, quindi, come tempio di famiglia, sotto il patronato dei Doria. Fu proprio Bartolomeo Doria che si occupò, nel 1453, del restauro resosi necessario in seguito ad anni di abbandono dell'edificio.

La forma definitiva è del 1600: dalla fine del XVI secolo, infatti, i Doria iniziano a trasformare il volto gotico della chiesa costruendo la cupola e sistemando il coro con gusto manieristico. Nell'800 viene allungata la navata, e Angelo Scaniglia dà forma neoclassica alla facciata marmorea. Le decorazioni interne sono opera di Nicolò Barabino; le porte bronzee, del 1966, sono di G.B. Semino e G.B. Araldi. La chiesa presenta una struttura basilicale a tre navata separate da massicci pilastri. L'aspetto interno risente dei rivestimenti marmoreei e delle decorazioni dorate tipicamente barocche. Pregevoli le "Scene di Vita di Maria" di Bernardo Castello e la "Madonna col Bambino e San Giovanni" di Luca Cambiaso,  nonchè le numerose opere del sampierdarenese Barabino. La volta del presbiterio è affrescata da Domenico Fiasella: al noto pittore gli Agostiniani commissionarono, nel 1650, la rappresentazione dei " Misteri di Maria" in dieci medaglioni. Al terzo altare si conserva un'immagine dipinta su roccia raffigurante “Il Salvatore che porta la Croce”. La leggenda dice che l’opera fu di un soldato fiammingo che raffigurò il Santo, sopra un masso sulla rupe del colle di San Benigno. Nel 1722 il masso fu distaccato e trasportato nella chiesa parrocchiale di San Martino al Campasso e nel 1799, dopo la quasi totale distruzione di quella pieve, trasferito nella chiesa della Cella, dove ancora oggi si può ammirare.

La traversa successiva è Via della Cella. La parte bassa è caratteristica perché è uno stretto vicolo con case che ricordano l’antico borgo di Sampierdarena, quando questa zona era il centro del Comune. Nella parte che sale verso l’alto si trova la Croce d’Oro, una delle più antiche Pubbliche Assistenze d’Italia: “Il 29 Luglio 1898 un manipolo di giovani, ispirato da nobili sensi di filantropia e di carità, iniziò in Sampierdarena un servizio di Pubblica Assistenza sotto il titolo di Croce d’Oro”. Il sodalizio non nacque dove attualmente si trova la sede, ma nel Bar Crespi, in Via Colombo, l’attuale Via Sampierdarena, grazie all’idea di sette uomini che, trovandosi spesso a passare le ore libere intorno ad un tavolo di un caffè, decisero di dedicare il loro tempo di distacco dal lavoro per aiutare il prossimo nei momenti di estrema necessità.