Prima di continuare questo viaggio verso ponente, siamo costretti a tornare indietro dove, imboccando a destra la prima traversa di Via di Francia, troviamo Via Dottesio e la seguente Via Daste, l’antica strada delle ville degli anni d’oro di Sampierdarena.
In Via Dottesio si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie (nella foto si vede il campanile), che fu un’antica cappella edificata dal
nobile Guglielmo Cybo nel 1289. In seguito venne ampliata divenendo una grande
chiesa detta volgarmente “quella della Coscia”. Furono i “minolli” di
quel quartiere a finanziare la costruzione di una nuova chiesa che fu benedetta
nel 1849. L’attuale edificio sacro è stato costruito nel 1926 ed inaugurato
nel 1929 su disegni dell‘ingegner Pietro Barbieri. I bombardamenti del ’42 e
del ’44 guastarono molti affreschi di Gio Raffaele Badaracco e Lorenzo Brusco
e distrussero completamente un prezioso Crocifisso ligneo.
- Nicolò Daste,
nacque a Sampierdarena il 2 Marzo 1820 da una famiglia agiata. Fin da
giovanissimo sentì l’impulso per il sacerdozio e a quattordici anni, sotto la
guida di Don Bartolomeo Ansaldo, iniziò gli studi teologici. Purtroppo, dopo un
anno perse il padre e dovette rinunciare, almeno momentaneamente, ai suoi
progetti sacerdotali. Cominciò così a fare l’operaio, prima lavorando nel
cantiere che stava costruendo il Teatro “Gustavo Modena” e poi nella
fabbrica “Testori e Speich” dove si facevano i famosi mezzari. A ventidue
anni perse anche la madre e, pur contrastato dal resto della famiglia, decise di
prendere i voti. Il 24 Giugno 1867 venne ordinato sacerdote e cinque giorni dopo
celebrò la prima messa nella chiesa di Santa Maria della Cella. A
Sampierdarena, Don Daste si dedicò al problema delle ragazze orfane, alle quali
offrì un rifugio ed un sostentamento grazie ad un locale che aveva ottenuto da
persone generose. Cominciò a girare per le case a chiedere qualcosa che fosse
d’aiuto a quelle giovani sfortunate. Ben presto la sua figura fu conosciuta in
tutta la Val Polcevera e, vista la sua generosa opera, il Sindaco di
Sampierdarena decise di assegnare alla sua fondazione un sussidio del Comune.
Degli antichi palazzi e dei relativi splendidi giardini di via Daste abbiamo parlato in un precedente capitolo e, quindi, ricordiamo che lungo questa via si incontrano altre zone importanti per la delegazione. Tra queste, Piazza Tre Ponti dove ogni lunedì e venerdì si svolge un mercato ricco di bancarelle che offrono una vasta gamma di prodotti, mentre ogni giorno nel mercato coperto vengono venduti prodotti ortofrutticoli freschi.
Al termine di Via Daste, dopo Via Gioberti, Piazza Castelli, Via Giovanetti e Via della Cella, si trova Via Carzino, dove sorge una delle associazioni più amate dai sampierdarenesi: la “Società Operaia di Mutuo Soccorso Universale Giuseppe Mazzini”, fondata nel 1851. Nacque così nella piccola città un gruppo che si dedicava al miglioramento delle condizioni economiche ed alla cura dell’istruzione popolare. L'azione degli operai di Sampierdarena - che clandestinamente lavoravano nei quadri delle organizzazioni mazziniane - era ufficialmente di carattere assistenziale e mirava ad affrontare e risolvere alcuni dei maggiori problemi del lavoro. Da ricordare è il contributo dato, da questi gruppi, all'opera coraggiosa di soccorso ai colpiti dal colera nel 1854-55. Negli anni successivi venne concretato un antico progetto: riunire in un unico sodalizio tutti i gruppi operai. Nel Palazzo Boccardo, della antica villa Centurione, l'Associazione - così venne a chiamarsi il nuovo nucleo delle società operaie - aprì le scuole elementari serali e i corsi di disegno meccanico ed ornamentale. Il 5 maggio 1860, alcuni soci partirono per unirsi ai Mille di Garibaldi, ma non riuscirono, per un contrattempo, ad unirsi al grosso delle Camice rosse; si unirono però alle altre imprese nel meridione d'Italia. Ad attestare il proprio indirizzo politico l'Associazione nominò soci onorari Mazzini e Garibaldi. Gli operai di Sampierdarena vennero ricordati, per la loro attività, dallo stesso Mazzini in una lettera conservata, ancor oggi, nell’archivio dell'Universale. L'Associazione di Mutuo Soccorso, instancabile in campo sociale, si costituì negli anni dopo il '60 una propria banca operaia che prese il nome di Banca Popolare: essa vivrà fino al 1925 quando sarà incorporata dalla Banca di Novara. Tale Associazione dal 1863 al 1866 continuò a lavorare assiduamente per Roma e Venezia, raccogliendo fondi, organizzando quadri per l'azione, svolgendo attività di propaganda, a diretto contatto con Mazzini, Garibaldi. Campanella, Quadrio, Saffi, rappresentando uno dei punti di forza del partito repubblicano. Dopo alcuni scioglimenti e ricostituzioni l'Associazione riuscì a portare in parlamento il primo deputato operaio: Valentino Armirotti. Tra i suoi soci figurò pure Nicolò Barabino.
Uscendo da Via Carzino, lato
mare, si incontra Piazza Gustavo Modena,
celebre per il suo teatro, recentemente restaurato e riportato agli antichi
fasti. Il Teatro Modena (nella foto)
fu costruito
nel 1857 su disegni di Nicolò Bruno, con un sipario di Nicolò Barabino,
raffigurante “L’apoteosi dell’Ariosto”. Inaugurato nel corso dello
stesso anno con l'opera “Tutti in maschera” di Pedrotti, conobbe grandi
successi, nella lirica e nella prosa, e ospitò le più accreditate compagnie,
in certe stagioni vincendo persino la concorrenza coi primari teatri genovesi.
L'inesorabile decadenza fu una prima volta evitata negli anni ’20, con
radicali ammodernamenti che consentirono al Modena una seconda giovinezza; poi
il declino si fece in inarrestabile, e nel 1936 il teatro fu trasformato in sala
cinematografica. Col passare degli anni l’edificio fu completamente
abbandonato, rischiando, addirittura, di divenire un supermercato. La volontà e
l’abnegazione di alcune associazioni sampierdarenesi e, soprattutto, della
compagnia del “Teatro
dell’Archivolto”, hanno permesso al “Modena” di tornare ad essere
quello splendido tempio dell’arte che era una volta.
Ai lati del teatro ci sono due strade: una a sinistra, Via Ghiglione, e una a destra, Via del Monastero, che sfocia nell’omonima piazza.
In Via Ghiglione, fino a qualche anno fa, si trovava il mercato ortofrutticolo all’ingrosso, ora la palazzina del complesso è stata ristrutturata e adibita a centro per attività socio-culturali.
Piazza del Monastero prende il nome dal convento esistente prima della costruzione di Villa Centurione, di cui abbiamo parlato nel capitolo dedicato ai palazzi sampierdarenesi. Il monastero era intitolato al Santo Sepolcro e fu abbandonato dalle monache Cistercensi nel 1522.
Da Piazza del Monastero, alla
sinistra del palazzo, imboccando uno stretto vicolo, Vico della Catena, così chiamato perché, un tempo, era delimitato
da una catena che limitava il passaggio dei carri, ci si ritrova in una delle più
belle piazze di Sampierdarena : Piazza
Vittorio Veneto (nella foto), un tempo Piazza Omnibus. Dietro a questa ampia ed elegante
piazza se ne trova un’altra più piccola, ma molto caratteristica, Piazza
Settembrini.