Monumenti e miti che il tempo ha cancellato

Dopo aver raccontato un po’ di storia di Sampierdarena, dall’antichità al mito di “Manchester d’Italia”, in questo capitolo vogliamo parlare di tutto ciò che esisteva nella nostra piccola città, ma che tempo, guerra, incuria e progresso hanno eliminato.

Come abbiamo già raccontato in un precedente capitolo moltissime ville dell’epoca d’oro di Sampierdarena sono andate distrutte o gravemente danneggiate, così come la magnifica spiaggia che andava da un capo all’altro della città ha lasciato il posto ai moli del porto in nome del lavoro e dello sviluppo. Piccoli borghi di campagna, come Promontorio e Belvedere, hanno perso la loro antica identità per lasciare posto a quartieri popolari costruiti in maniera selvaggia nel periodo dell’incremento demografico e della speculazione edilizia. Quartieri storici, quali la Coscia e il Canto, sono completamente scomparsi prima per l’invasione industriale e poi per il rimodernamento di tali aree che erano divenute uno squallido ricettacolo di degrado e disperazione.

Molti monumenti storici sono andati distrutti nel corso dei secoli e, in particolare le chiese: la più antica e quella di Sant’Agostino della Cella (nella foto), che non è stata completamente cancellata, ma è ormai ridotta ad un rudere difficilmente recuperabile, anche se attualmente l’Amministrazione Pubblica sta cercando di ristrutturarla. La tradizione indica questo tempietto quale primo edificio sacro costruito in onore del loro patrono, San Pietro, dagli abitanti del luogo, da qui il nome del borgo: San Pier d’Arena. Il nome della chiesetta cambiò in Sant’Agostino nel 725, quando il re Liutprando la fece ricostruire dalle fondamenta in memoria del passaggio delle reliquie del Santo. E’ una piccola chiesetta rettangolare, ad unica navata, che dell’epoca più antica conserva la struttura dell’abside. Il piccolo tempio si trova a circa 1,70 mt. Sotto il livello della strada ed ha subito, nel corso del tempo, notevoli trasformazioni. La decorazione risale al Duecento e comprende un ciclo di affreschi raffiguranti “Cristo tra gli Apostoli” attribuiti ad un ignoto pittore detto il Maestro di Sampierdarena; attualmente queste opere, peraltro le uniche arrivate ai nostri giorni, sono conservate all’interno della Chiesa della Cella.

Altre pievi medievali andate distrutte sono quelle di San Giovanni di Borbonoso e di Santa Maria del Santo Sepolcro, ma, sicuramente, la più celebre, almeno per il suo valore storico, e quella di San Martino al Campaccio (l’attuale Campasso), dove avvenne l’elezione dei primi tre consoli e la costituzione del Comune di Sampierdarena. L’antica chiesa a tre navate e con nove altari, risalente al secolo XI, restò in funzione fino al 1799 e per tutto l’800 fu utilizzata come parcheggio di carri e stalla per i cavalli.

Di grande valore storico era l’antica Abbazia di san Bartolomeo del Fossato (nella foto d'inizio pagina), rasa completamente al suolo dal bombardamento del 4 Giugno 1944. L’edificio sacro con l’annesso monastero venne costruito nel 1064 dai Monaci Vallombrosani e nel corso dei secoli divenne uno dei monumenti storici più venerati di tutta la Liguria.